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At Café 6

Regia: Neal Wu

Taiwan 2016

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Il topos narrativo dell’amore giovanile ai tempi del liceo è un tema a suo modo classico e foriero di molteplici emozioni. Il cinema di Taiwan è per tradizione legato a questa cruciale fase della vita e a un’idealizzazione dell’amore come sentimento puro, romantico ma anche doloroso e complicato in grado di determinare il carattere delle persone.

Neal Wu, classe 1976, è diventato famoso come scrittore usando lo pseudonimo “Hiyawu”e pubblicando il suo romanzo su una bacheca virtuale prima di diventare un autore edito in libreria. E’ poi diventato uno dei più popolari scrittori di romanzi sentimentali adolescenziali di Taiwan, vendendo un milione di copie con il suo romanzo At Café 6 del 2007. Per il suo esordio come regista di lungometraggi ha deciso di adattare per lo schermo proprio il suo romanzo più popolare e l’omonimo film è ora un esempio perfetto di scrittura e rinnovamento di un genere abusato e usualmente fissato a stereotipi. 

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Taiwan, giorni nostri: il proprietario di un caffè (Leon Dai) racconta una storia della sua adolescenza a una cliente (Sandrine Pinna) che è in crisi con il fidanzato. La storia riguarda Guan Ming-lu (Dong Zijian), un normale liceale a cui piace la graziosa e brillante Xin-rui (Cherry Ngan). Attraverso tutta una serie di circostanze, tra le quali l’incitamento del suo migliore amico Zhi (Austin Lin), Ming-lu inizia a corteggiare Xin-rui. Ci sono gite in campagna, risse con alcuni duri locali, e persino un corteggiatore rivale, e attraverso tutto ciò Ming-lu e Xin-rui riescono a mettersi insieme. Queste scene sono tenere ed efficaci, sebbene si percepisca una certa tensione di fondo. Xin-rui teme per il futuro, mentre Ming-lu trascura altri aspetti della propria vita per dedicarsi al suo nuovo amore. 

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L’espediente narrativo del flashback solo alla fine prende vigore e diventa necessario e fondamentale per determinare un malinconico e cupo destino. La forza della scrittura di Wu sta nella sfumatura della parabola dei sentimenti: non è facile raccontare e interpretare la sensibilità di una generazione e lo scrittore riesce a farlo, non solo in maniera credibile per quegli stessi ragazzi ma anche per coloro che hanno superato quel periodo. Emozioni condivisibili che superano la contestualizzazione del tempo e raccontano il mutamento, forse non così imprevedibile, della vita e il decadimento di ogni illusione durante la crescita. 

La coppia si separa – lei va all’università a Taipei, lui a una scuola meno importante più vicina a casa – e subito lo strappo si fa sentire. Lei ha aspirazioni mondane, lui vuole rimanere con lei nella loro città natale, così i loro sentieri iniziano ad allontanarsi. Alcune di queste differenze emergono nel monologo interiore di Ming-lu, mentre altre sono evidenziate da scene piene di dolorosa franchezza; la disillusione della giovane coppia alla fine si manifesta in modo talmente brusco e frustrante da assumere un sapore autentico, malgrado i valori produttivi patinati e le ambientazioni piacevoli. 

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Relegare il film sui toni dolci e sperperati dell’amore adolescenziale risulta perciò riduttivo, e i protagonisti delle scene iniziali e finali stanno lì a ricordarci l’importanza costruttiva del ricordo e il suo valore simbolico. Un coming of age più duro di quanto si creda inizialmente e per questo anomalo e con un posto nella memoria.

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