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Torino Film Festival 35

L’appuntamento con il Torino Film Festival porta con sé la certezza e il piacere del ritorno in un luogo prediletto e rassicurante. La struttura consolidata delle sezioni in cui è suddivisa l’offerta di film, unita al piacere di trovare nomi di autori diversissimi tra loro e che - con le dovute differenze -  sono accumunati da uno spirito combattivo e ribelle di continua interlocuzione verso il mezzo cinematografico, rendono Torino un punto di incontro quasi irrinunciabile per chiudere l’anno e prospettare una sorta di valutazione di una stagione (cinematografica) che si è conclusa e quella che si compirà a venire.  

Il TFF si presta come di consueto a traiettorie tra le più differenti tra loro e il destino dello spettatore sta proprio nella scelta e nell’occasione offerta dal palinsesto. Da qui appunto si può percorrere i territori che più hanno caratterizzato la direzione di Emanuela Martini, ovvero la sezione After Hours, con le sue venature horror, dark, thriller e di genere che la compongono e che ben si amalgamano con l’atmosfera occulta della città che le ospita. 

Immancabili dunque gli zombi, presenti in Les affamés del canadese Robin Aubert, nel quale di racconta la rincorsa alla sopravvivenza dei pochi umani rimasti nelle campagne del Québec, in un’ambientazione rarefatta e tra ricordi strazianti, e nel film irlandese The Cured di David Freyne, una storia post-epidemia zombie, sul tormentoso reinserimento degli infettati "curati", ma ossessionati da flash delle stragi compiute e tenuti a distanza dai "normali" sopravvissuti. 

Oltre a zombie, fantasmi, tanto sangue, due film italiani fuori dagli schemi (Favola di Sebastiano Mauri e con Filippo Timi e Riccardo va all'inferno di Roberta Torre, rilettura contemporanea di Riccardo III), una commedia cinefila, ironica, demenziale e di certo indimenticabile, The Disaster Artist, prodotta, diretta e interpretata da James Franco, nei panni di Tommy Wiseau, una sorta di Ed Wood del terzo millennio, autore nel 2003 di The Room, giudicato talmente brutto da essere diventato un cult. 

La vera certezza è però Sion Sono, la cui retrospettiva iniziata nel 2011 si arricchisce di anno in anno di nuovi capitoli dal carattere imprescindibile, presente con Tokyo Vampire Hotel, riduzione cinematografica di una serie televisiva prodotta da Amazon. E poi c’è il piacere di imbattersi in produzioni indipendenti piene di passione e tensione, come Most Beautiful Island, scritto diretto e interpretato con fierezza e umiltà dall’attrice spagnola Ana Asensio in trasferta oltreoceano. 

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